Trattoria l’Oca Fòla

Siamo nel quartiere Cit Turin, ad un isolato dalla Stazione di Porta Susa. Il nome del locale si ispira alle aie di campagna dove starnazzavano le oche, simpatiche e un pò matte (Fòle in Piemontese). Nelle sapienti mani di Massimo Miglietta in sala e Paola Barberis in cucina, il locale si è specializzato nella cucina piemontese contadina dove non possono mancare piatti a base di anatra e oca. Ambiente caldo ed accogliente, soffitti in mattoni a vista e credenze in “arte povera”. Appeso in sala il fazzoletto con i colori dell’Oca, contrada del Palio di Siena a sancire il gemellaggio fra simpatici pennuti rappresentanti regioni diverse. Tra gli antipasti citiamo la battuta di fassone con confettura di ananas, raschera di grotta, pinoli e maionese allo zenzero, (13 Euro), la tipica tartrà (budino salato) con porri, salvia e rosmarino, cruditè di carciofi e zabaione salato, (13 euro) e la tufeja, composta da involtini di cotenna di maiale con i fagioli borlotti (13 euro). Nei primi troviamo il risotto al Monterosso (formaggio vaccino) con radicchio tardivo, caramello all’aceto balsamico e crumble di nocciole (14 euro) e i tagliolini ai due stinchi, di maiale e di vitello con nido di porri croccanti (14 euro). Nei secondi piatti l’immancabile stracotto di fassona al nebbiolo di Dogliani (20 euro)e la finanziera della tradizione piemontese, preparazione non facile da trovare in quanto piuttosto elaborata e composta da molti ingredienti come le creste di gallo, i fegatini di coniglio, le animelle, filone e rognone di vitello e funghi porcini. (20 euro) Dolci della casa tutti da assaggiare (6 euro) da quelli più tradizionali, panna cotta, bonet, tiramisù a quelli più creativi. La cantina molto ben fornita con vini piemontesi. Scegliendo alla carta per un menù completo si può arrivare ad un massimo di 40 euro. Mentre la domenica il menù completo è offerto a 33 euro,bevande escluse.

 

 

Osteria Rabezzana

In via San Francesco d’Assisi 23 a un passo da Piazza Solferino a Torino l’enoteca Rabezzana è un’istituzione. Dal 1911 Fa conoscere vini dell’omonima azienda monferrina, ma non solo quelli. Perché ci sono etichette di mezzo mondo. Dal 2016 ha anche aperto nei locali del seminterrato un’osteria per far apprezzare, grazie allo chef Giuseppe Zizzo di origini siciliane, le specialità della cucina monferrina con anche alcune “contaminazioni” siciliane. L’aspetto è quello tipico delle “cave” francesi dove puoi andare anche a sentire musica durante le cene concerto del mercoledì sera. I tavoli nella prima sala sono fatti con vecchie botti e alle pareti ci sono opere d’arte contemporanea e il locale possiede anche un ampio dehors. In carta piatti che vanno dal brasato con polenta alla carne cruda battuta al coltello con tartufo nero e al dessert “piantina in vaso” con tre tipi di cioccolato. Il menu cambia ogni mese e non mancano mai i primi piatti fatti con la pasta fresca dello storico Pastificio Giustetto (ora gestito dall’Osteria Rabezzana) come gli agnolotti tradizionali, i “tajarin”, le pappardelle con diversi tipi di sughi. La carta dei vini conta oltre 900 etichette (che sono poi quelle in vendita nell’enoteca). E per chi non ce la fa a finire una bottiglia, l’Osteria ha rilanciato l’antica tradizione del “Buta Stupa” e cioè l’usanza di ritappare la bottiglia non terminata per consentire al cliente di portarsela a casa. Si spende sui 35-45 euro.

Ristorante Madama Piola

Siamo in pieno centro di Torino, nel quartiere di San Salvario alle spalle dello storico mercato di P.za Madama Cristina. Maxi foto di agnolotti appese alle pareti, luci diffuse con abat-jour su tavolini alla francese ed una cucina a vista. Il menù attinge alla tradizione Piemontese della “Piola”, l’antica osteria. Quindi largo spazio agli antipasti: tomini al verde, salame della rosa, acciughe al verde, peperoni con bagna cauda, vitel tonné (presentato a fagottino), tonno di coniglio, giardiniera, cipolla ripiena di salsiccia amaretti e grana. La tradizione è anche fra i primi, con le paste fatte in casa, agnolotti e gnocchi conditi al ragù, al sugo d’arrosto, al pomodoro, al burro e salvia o in brodo. Tra i secondi trionfa il classico bollito misto (biancostato, testina, lingua, cotechino e gallina) con le varie salse e presentato con originalità tenuto in caldo dentro una zuppiera, oltre alla guancia brasata al vino rosso, rolata di gallina o costata alla griglia con contorni vari. I dessert sono quelli tradizionali, e quindi Tiramisù, Tarte Tatin, Zabaglione caldo con melighe, Monviso al marron glacé. Ampia lista dei vini che parte dal vino della casa a mescita per arrivare a un’ampia gamma di etichette quasi interamente Piemontese e con piacevoli scoperte. Il prezzo del menù degustazione è di 40 €, scegliendo alla carta il conto non supera i 50 € bevande escluse.

Ristorante Del Conte

In un palazzo signorile del ‘700, potete gustare una cucina piemontese in un’atmosfera d’altri tempi e sale eleganti affrescate. Il menù presenta sia piatti di terra che di mare. Nel menù di terra troviamo i migliori piatti della tradizione: insalata russa, sformato di verdure con fonduta, girello cotto al vapore con salsa tonnata e insalatina di coniglio tiepida con verdure, A seguire gli gnocchi alla fonduta, gli agnolotti con il sugo d’arrosto e fra i secondi ampia scelta tra carni brasate, filettino di maiale alla crema di Nebbiolo e tagliata al profumo di ginepro. Fra i piatti di pesce: carpaccio o tartare di pescato del giorno, Polpo con le verdure croccanti, Gamberoni in padella, linguine all’Astice o spaghetti di Gragnano alle Vongole. Fra i secondi filetto di Tonno alle cipolle caramellate o Spada alla piemontese, con peperoni, acciughe, capperi e menta. I dolci dello chef sono assolutamente da provare: sempre presenti bonet e amaretti fatti in casa. Ottimo il servizio, gentilissimo lo staff e accoglienza perfetta garantita dal proprietario. Buona carta dei vini con particolare attenzione ai vini del Piemonte e ai piccoli vigneti. Ottimo rapporto tra qualità e prezzo: antipasti fra 15 e 20 €, primi da 18 a 25 € e secondi fra 20 e 30 €. Carmagnola merita una visita, e se volete potete soggiornare nel confortevole Hotel San Marco, a poca distanza dal ristorante, della stessa gestione.

La Taverna di Fra Fiusch

Nell’incantevole borgo di Revigliasco a pochi chilometri da Torino, tra le mura di una cascina di fine ‘800, intima ed accogliente, troviamo Fra’ Fiusch, dove lo chef Ugo Fontanone ha fatto da maestro a una piccola nidiata di chef oggi in ristoranti più o meno blasonati. Il locale ha anche aperto da poco una dependance in corso Moncalieri a Torino. Tornare alla casa madre in collina è sempre piacevole per ritrovare i classici della tradizione cui talora si affiancano piatti che spingono sul versante dell’innovazione. Si può infatti assaggiare tanto il vitello tonnato all’antica maniera quanto i tartrà di basilico con burrata e sorbetto di pomodori. Non mancano i tajarin con il ragù langarolo di fegatini di pollo e salsiccia e gli agnolotti del plin di carne al burro d’alpeggio ma anche quelli ripieni di carne d’asino. Tra i secondi finanziera, piccione arrosto con aceto balsamico e miele di castagno, guanciale di vitello brasato, faraona ripiena con le ciliegie ma anche gamberoni scottati su crema di nocciole. Al dessert tra gli altri fagottino di mele e cognà e gelato al blu di capra con sorbetto alle pere. La carta dei vini enciclopedica offre le eccellenze piemontesi e una ricca selezione di vini italiani con qualche chicca francese. Menù degustazione a 35 euro, alla carta intorno ai 40 euro.

Ristorante Monti

Può scoppiare l’amore a prima vista con questo locale a un passo da piazza Adriano, che propone una cucina piemontese verace. Menu degustazione a 38 euro, che dopo l’amuse-bouche prevede un vitello tonnato in cui sia la carne sia la salsa con i capperi parlano della tradizione e dei gusti della Regione. A seguire agnolotti al sugo d’arrosto con ripieno di carne e verdure come un tempo si usava nelle campagne. Poi un fritto misto (non unto) in cui nella parte salata brillano la milanese di pollo e quella di lonza, le polpettine di vitello, le cervella, le granelle, il fegato. In quella dolce tra le altre cose il semolino, la prugna, la banana e l’amaretto. Con un calice di vino il conto sale a 45 euro. La carta che offre i classici piemontesi, dalla carne cruda ai batsoa (piedini di maiale), dal filetto Torino (impanato con i grissini, quello che molti chiamano Grissinopoli) alla finanziera (il piatto che piaceva a Cavour con frattaglie e rigaglie di pollo). Tra i dessert brillano lo zabajone, il bonet ma anche la crepe suzette. Scelta innovativa di piatti giapponesi rivisitati in chiave piemontese: uramaki di fassone o di toma (10 €), riso saltato (12 €) e il raviolo ripieno di bollito (13 €). Ampia la scelta dei vini con grandi etichette di tutta la regione, ma anche bottiglie di piccoli produttori. Il locale aderisce all’iniziativa Buta Stupa per cui ci si può portare a casa la bottiglia non terminata.

Monferrato

A due passi dalla Gran Madre, in quel Borgopo che con la nascita di un nugolo di nuovo locali e l’arrivo del bistrot di un pezzo da novanta della ristorazione come Canavacciuolo rafforza la sua vocazione trendy, questo locale aperto nel 1820 rappresenta una scialuppa di salvataggio per chi ama la tradizione piemontese. Il menu, come nei ristoranti di un tempo, snocciola piatti su piatti e non c’è che l’imbarazzo della scelta tra classici come la finanziera, il bollito misto, il rognoncino trifolato o la celebre grissinopoli (la milanese in versione sabauda, con l’impanatura di grissini). Non mancano tajarin, agnolotti e risotti, e secondo stagione asparagi, funghi porcini e tartufi bianchi d’Alba. La pasta fresca è “fatta in casa”, il carrello dei formaggi offre un’ampia scelta così come quello dei dolci. La cantina sfodera più di 600 etichette di vini nazionali ed internazionali con un occhio di riguardo alla produzione piemontese. D’estate si mangia anche nel dehors di via Monferrato, d’inverno si può cenare in salette riservate. Si spende tra i 40 e i 50 euro.

Trattoria Rosa Rossa

Nel centro storico di Moncalieri, a due passi dal “Real Collegio Carlo Alberto”. Fino alla fine del ‘700 i locali facevano parte della chiesa di S.Francesco, e in seguito diventati Osteria, mantenendo il fascino e l’eleganza dell’epoca. La cucina di tradizione rigorosamente piemontese. Paola Manni in sala con il marito Marco Carcini ai fornelli propongono antipasti classici come il vitello tonnato all’ancienne (senza la maionese), la cruda di Fassone al coltello, il salame di trippa di Moncalieri, il flan di cardi e topinambur con fonduta. Fra i primi gnocchi di patate viola, il risotto con castagne mantecato al Castelmagno o la vellutata di zucca con praline di Seiràs alla nocciola. Meritano una menzione particolare gli Agnolotti “gobbi” della Rosa Rossa al sugo d’arrosto, fatti a mano al momento. Fra i secondi antichi piatti “poveri” come la Finanziera tradizionale, la Trippa alla Savoiarda, le Lumache di Cherasco, ma anche Bue brasato al Ruchè. Dessert tutti fatti in casa, fra cui il bonet, la panna cotta e la torta di nocciole con zabaglione. Interessante anche la varietà di pane aromatizzato fatto in casa con il lievito madre. Ampia carta dei vini, con i classici piemontesi, presenti con le principali etichette. È presente un menù degustazione Piemontese a 34€ (vini esclusi) alla carta fino a 40€.

Le Vitel Etonne’

Già l’insegna identifica la specialità di questo locale, situato in pieno centro di Torino. Il nome è un gioco di parole tra il francese ed il piemontese, nato dall’espressione “stupito” del Vitello Gioele (nato dalla fantasia della patronne Luisa Pandolfi e dalla creatività di Bob Noto) e dal tipico vitel tonné, piatto cult che troverete sempre. Un ambiente caldo ed accogliente, con due sale di cui una a livello cantina circondata da circa 300 etichette Italiane con predominanza di rossi piemontesi. I due chef Mauro Virdis e Massimiliano Brunetto vi proporranno piatti della tradizione piemontese, a volte reinterpretati in un menù che varia spesso. Tra gli antipasti il già citato vitello tonnato, la battuta di fassone al coltello, le acciughe con salsa verde e burro di montagna, le panelle con lardo e miele di castagno. Tra i primi citiamo i classici agnolotti al plin, ma anche quelli gobbi (rigorosamente fatti a mano e di dimensioni ragguardevoli) ai tagliolini 36 tuorli con carciofi o salsiccia di Bra, i ravioli vegani in sfoglia di castagne con carciofi e topinambur. I secondi classici con cotture a bassa temperatura e lunga durata. Tra i dolci la crema di mascarpone con cioccolato amaro, semifreddi e bavaresi realizzate al momento con ingredienti stagionali. L’orario di esercizio è dalle 12 alle 24 dal Martedì al Sabato (Domenica solo pranzo) con possibilità di mangiare a qualsiasi ora. Il conto resterà intorno ai 40 euro.

Tre Galline

Nel cuore del Quadrilatero Romano, dietro Porta Palazzo, un locale che con i suoi 500 anni di vita ha fatto la storia della ristorazione cittadina. Le sue travi a vista, le sue boiserie e i suoi piatti in cui la tradizione viene rivisitata attraverso tecniche contemporanee continuano ad attrarre tanto i torinesi quanto i turisti (stranieri e non) che vogliono conoscere i must della cucina piemontese. Qui si trovano tanto la classica carne cruda con la crema di robiola e le pere al vino rosso quanto la testina di vitello croccante. In stagione la bagna cauda, tutto l’anno il baccalà confit. Tra i primi gli agnolotti ai tre arrosti e i tajarin al ragù di animelle. Tra i secondi la finanziera della casa, il guanciale brasato e non manca mai il classico carrello dei bolliti, con i sette tagli di carne e le sette salse in abbinamento. Oltre al ricco carrello di formaggi, al dessert due cavalli di battaglia come il bunet e il bicerin. La carta dei vini esplora il meglio della produzione piemontese che vede il nebbiolo come vitigno principe. Ma non manca una selezione di etichette nazionali e internazionali di tutto rilievo. Tra i 40 e i 50 euro.